Nel 1966 Meissner descrisse la famiglia del paziente psicosomatico come un “groviglio emotivo”, in cui il paziente è ipercoinvolto; il sintomo si manifesta quando un evento traumatico determina una rottura dell'equilibrio familiare. Le ricerche condotte da Minuchin negli anni settanta evidenziarono che, indipendentemente dal sintomo psicosomatico, le famiglie erano riconoscibili da quattro caratteristiche disfunzionali tipiche, che ancora oggi possono essere ritenute valide: Invischiamento : i membri della famiglia sono ipercoinvolti tra loro; i confini generazionali sono labili e i ruoli confusi. Iperprotettività : tutti i componenti della famiglia mostrano un alto grado di preoccupazione ed interesse reciproco. Rigidità : la famiglia è resistente al cambiamento; si presenta unita e armoniosa in cui l'unico problema è il membro malato. Mancanza di risoluzioni del conflitto : le famiglie mostrano una soglia bassa di tolleranza al conflitto; si tende a mettere in atto meccanismi per evitare il disaccordo.
Si può quindi evidenziare che : esistono famiglie disfunzionali che sono connesse con lo sviluppo ed il mantenimento di sintomi psicosomatici a carico di uno dei membri del sistema. questi sintomi hanno un ruolo fondamentale nel conservare l'equilibrio disfunzionali di queste famiglie. non trascurando il fattore biologico del sintomo, un ruolo determinante nella ricomparsa e nel mantenimento del sintomo sembra essere la “circuitazione” del paziente nel sistema familiare, carico di tensioni emotive, non necessariamente manifeste. Infine, la manifestazione psicosomatica del disagio corrisponde alla difficoltà di verbalizzare i vissuti emozionali , ma non per un'assenza di vita emozionale, ma perché le stesse vengono filtrate per evitare tensioni e conflittualità e per mantenere la pseudoarmonia della famiglia. Si può affermare, quindi, che il linguaggio del sintomo, somaticamente espresso dal paziente, è anche il linguaggio della famiglia.
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