Il concetto di ciclo vitale ha origine in ambito sociologico, dove venne utilizzato per uno studio longitudinale di vari fattori (economici, demografici, di crescita, di sviluppo individuale) riguardante la famiglia in una prospettiva evolutiva. Importanti furono gli studi di Hill e Duvall (1948) che considerarono il ciclo di vita come un insieme di compiti di sviluppo, ovvero obiettivi finalizzati alla crescita in un determinato periodo della vita della famiglia. La Duvall propone la divisione del ciclo vitale di una famiglia in “ stadi ” caratterizzati da “ eventi nodali ” relativi all'entrata o all'uscita dalla famiglia dei suoi membri: matrimonio, nascita e crescita figli, uscita figli dalla casa genitori, pensionamento e morte. Ognuno di questi “ eventi nodali ” caratterizza una fase del ciclo di vita. Successivamente studiosi americani evidenziarono la complessità dello sviluppo dell'adulto, il quale non si ferma mai ed è caratterizzato da continue ristrutturazioni. Nel 1973 Haley introdusse il concetto di ciclo vitale in ambito psicologico. In precedenza i sintomi erano considerati come manifestazione dell'individuo senza alcun rapporto con il contesto sociale; crisi d'ansia e depressione erano ritenute espressione della singola persona. Nella visione sistemica i sintomi sono visti come indicatori del rapporto tra persone emotivamente coinvolte tra loro . Il sintomo compare, quando vi è una deviazione o interruzione del normale svolgimento del ciclo vitale della famiglia. Il ciclo di vita è considerato come il processo evolutivo che la famiglia compie nel corso degli anni ; visto come un processo di continua ristrutturazione della trama dei rapporti tra i membri della famiglia. Le fasi sono caratterizzate da eventi naturali (come matrimonio, nascita figlio, separazione genitori vecchiaia, morte) che necessariamente apportano cambiamenti nell'organizzazione del sistema familiare. La famiglia si trova ad affrontare una situazione nuova che mette in crisi le vecchie modalità di funzionamento non più idonee al cambiamento avvenuto, richiedendo una nuova organizzazione. Quando la famiglia non riesce ad attuare il cambiamento e si blocca ad una tappa del ciclo vitale, interrompendo l'evoluzione, possono nascere problemi e sintomi. In quest'ottica, il sintomo può essere visto come il segnale di una famiglia che ha difficoltà a superare uno stadio del suo ciclo di vita . Il sintomo è l'espressione di una disfunzione momentanea all'interno della famiglia, che non riesce ad affrontare un certo evento; ma nello stesso tempo è anche un tentativo di provocare un cambiamento. Di solito vi è la concezione stereotipata ed idealizzata della famiglia “non-funzionale”che non produce tensioni e che vive in perpetua armonia senza dover affrontare problemi e risolvere crisi. Non è l'assenza di problemi a distinguere una famiglia “funzionale” da una “non funzionale” ma la sua capacità di attivare le sue risorse interne per affrontare le crisi ed adattarsi a situazioni nuove che richiedono modelli alternativi di funzionamento.
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